Skip to main content

Com’è la fine di una pandemia?

Covid-19: da pandemia a malattia endemica. Jenna Denyes, Senior Healthcare Analyst, valuta su quale base possiamo dire di aver raggiunto la fine della pandemia, e cosa possiamo aspettarci d’ora in poi.

26 maggio 2022

Gli ultimi due anni sono stati difficili per tutti. Abbiamo dovuto affrontare problemi che non avevamo mai avuto, a livello sia personale che professionale. Abbiamo imparato ad adattarci a un modo diverso di lavorare. Abbiamo imparato a sfruttare al meglio la tecnologia per creare e mantenere legami. Abbiamo dovuto fare i conti, personalmente, nelle nostre famiglie e nella nostra società, con il rischio, con la responsabilità personale e con il costo umano ed economico delle nostre decisioni. Abbiamo applaudito i nostri operatori sanitari e faticato a tenere il passo con informazioni complesse e in rapida evoluzione. Tutti non vediamo l’ora che la pandemia finisca, che si esca dall’emergenza sanitaria e ci chiediamo come sarà il futuro.

Cosa non aspettarsi

Forse è più facile elencare ciò che non dovremmo aspettarci alla fine di una pandemia. Non dobbiamo credere che il virus cessi di trasmettersi, ci saranno nuovi contagi, ricoveri e decessi, anche se non verranno più riportati giornalmente dalla stampa. Continueremo ad ammalarci, qualcuno morirà di Covid anche se non sarà più una situazione d’emergenza. Non dobbiamo aspettarci che la situazione sia la stessa in ogni comunità, città o Paese, tanto meno a livello mondiale. L’accesso ai vaccini è stato estremamente eterogeneo, a seconda dello scetticismo, delle informazioni incorrette o a causa di una distribuzione iniqua. Non è possibile diventare completamente immuni dal coronavirus. Ciò significa che, anche se abbiamo già avuto il virus o ci siamo vaccinati, il nostro sistema immunitario non offre una protezione totale da futuri contagi. Il grado di immunità della popolazione sarà sempre in evoluzione, e ci saranno sempre persone che possono contrarre il virus. Di conseguenza, l’immunità varia molto e ciò potrà avere conseguenze drammatiche, come il tasso di mortalità record a Hong Kong tra i pazienti non vaccinati nel 2022.

Ogni Paese dovrà calcolare i rischi nel tentativo di bilanciare il favore dell’opinione pubblica con le difficoltà per il sistema sanitario. Non sarà l’ultima variante del virus, in futuro altre varianti potrebbero destare particolare preoccupazione. Con diversi gradi di immunità e la possibilità di contagiare specie diverse, il virus SARS-CoV-2 si evolve continuamente e non c’è garanzia che diventi meno pericoloso col tempo. I vaccini ci hanno fornito la principale protezione dal virus, ma le nuove varianti potrebbero essere in grado di eludere il sistema immunitario, riducendo l’efficacia dei vaccini. Un aumento dei casi in cui prevalga una nuova variante, contro cui i vaccini disponibili siano meno efficaci, potrebbe spingerci a rivedere nuovamente il nostro comportamento, per esempio indossando la mascherina per impedire che un’impennata dei contagi metta in ginocchio il sistema sanitario o stravolga l’infrastruttura economica e sociale, per esempio con le assenze dal lavoro.

Ciò significa che i prossimi due anni assomiglieranno a quelli appena trascorsi e, anche se l’emergenza rientra, la situazione resta la stessa? Assolutamente no. Noi di GAM siamo fiduciosi che gli scaffali della carta igienica vuoti appartengano al passato. Negli ultimi due anni sono stati fatti interventi specifici che non verranno spazzati via dall’evoluzione del virus. È importante tenere presente che, sebbene il virus continui a circolare nella popolazione, non ci troviamo più in una situazione d’emergenza nella maggior parte dei casi. Conosciamo i metodi per contenere la diffusione del virus, disponiamo di vaccini e di cure per ridurre il tasso di mortalità. Tutti questi fattori hanno fatto finire l’emergenza.

Le cure migliorano

Abbiamo sviluppato, testato e distribuito diversi vaccini sicuri ed efficaci. Continueremo a migliorarli, e lo stesso vale per le campagne di vaccinazione, che verranno ripetute regolarmente per la popolazione che ne ha bisogno. Abbiamo trovato delle cure in grado di ridurre la mortalità, ma al momento gravano sul sistema sanitario, pertanto per contenere le conseguenze sul funzionamento del sistema servono altri trattamenti, come le terapie per via orale scoperte di recente. Sono stati sviluppati e adottati, per esempio, diversi sistemi di monitoraggio negli impianti di trattamento delle acque reflue che consentiranno di monitorare l’evoluzione del SARS-CoV-2 e, speriamo, di lanciare l’allarme quando la carica virale inizia ad accelerare.

Cos’abbiamo dimostrato negli ultimi due anni a livello sanitario? La produzione e la distribuzione “just-in-time” praticamente di tutti i beni e servizi è estremamente fragile. Non abbiamo la capacità di gestire un sistema sanitario sovraccarico perché nessuno ha voluto accettarne i costi. Pertanto l’intero sistema rischia di collassare di fronte a eventi imprevisti, come la rapida diffusione di un patogeno estremamente contagioso, anche se la mortalità è bassa come nel caso del SARS-CoV-2. Abbiamo imparato, forse troppo tardi, che le risorse umane come infermieri, tecnici e medici preparati saranno sempre limitate e le loro capacità non si possono espandere con la stessa rapidità della produzione di un gel disinfettante per le mani. Abbiamo imparato che non ci sono risposte univoche quando si tratta di decidere quale sacrificio sociale è accettabile per proteggere le vite delle persone intorno a noi. Quali sono le condizioni preesistenti che possono incidere sulla malattia, a che età possiamo accettare un grado di mortalità più elevato? Non abbiamo una risposta a queste domande, e probabilmente non sarà mai possibile averla, eppure dobbiamo prendere decisioni sulla disponibilità e sul finanziamento dei servizi sanitari. Abbiamo visto inoltre che, se si elimina dal calcolo dei rischi il fattore finanziario, le società farmaceutiche e biotecnologiche possono fare grandi passi avanti nello sviluppo di farmaci e vaccini.

La ripresa deve avvenire sia a livello operativo che delle valutazioni

La ripresa operativa dovrebbe essere abbastanza semplice, anche se non immediata. Medici e ospedali smaltiranno gli arretrati, recuperando diagnosi e procedure ritardate. Sarà positivo per il settore, tuttavia la domanda resterà elevata. Nel frattempo molti pazienti sono peggiorati e ora richiedono interventi più complicati, mentre c’è carenza di forza lavoro. Il personale era già insufficiente prima della pandemia, ora la situazione è peggiorata a causa di decessi, disabilità, esaurimenti o cambi di settore. La ripresa dell’attività offre opportunità ai fornitori di dispositivi, strumenti e impianti sanitari, ma nello stesso tempo comporta delle sfide per le società di gestione delle cure sanitarie e le compagnie di assicurazione.

Della fine dell’emergenza sanitaria dovrebbero comunque beneficiare le aziende farmaceutiche e biotecnologiche che conducono sperimentazioni cliniche, richiedono l’approvazione da parte delle autorità e lanciano nuovi farmaci, con un generale miglioramento della fiducia. Ciò consentirà la normalizzazione dell’iter delle sperimentazioni cliniche, dell’attivazione, manutenzione e ispezione di impianti produttivi e, in generale, dell’interazione con le autorità di regolamentazione. Il lancio di nuovi farmaci ha risentito molto del calo delle visite dei pazienti, delle restrizioni agli incontri coi medici e in generale della mancanza di disponibilità di medici per discutere dei nuovi trattamenti.

Per quanto concerne la performance dei titoli azionari dobbiamo fare qualche altra considerazione. Se i fattori operativi che abbiamo citato incidono sulla performance, lo scenario macroeconomico è, secondo noi, il principale ostacolo per il mercato azionario. Non è del tutto negativo per il settore sanitario, tuttavia, le aziende farmaceutiche e biotecnologiche ad elevata capitalizzazione in genere sono considerate un investimento difensivo in un contesto inflazionistico. Ne abbiamo già colto i segnali in un inizio d’anno particolarmente altalenante. L’inflazione, abbinata a un mercato dei capitali difficile e all’avversione al rischio, ha colpito in particolare le aziende biotech di piccole e medie dimensioni, per cui prevediamo che la ripresa in questo campo sarà lenta.

Qual è dunque la nostra conclusione? Il SARS-CoV-2 è solo un altro patogeno; ci siamo adattati e abbiamo trovato il modo di convivere con questo nuovo virus, come è avvenuto innumerevoli volte in passato di fronte a una nuova malattia, e continueremo a farlo anche in futuro. Continueremo a rilevare aumenti ciclici e probabilmente stagionali dei contagi, e continueremo con le nostre vite tenendo conto di questo rischio.

Informazioni importanti
Le informazioni contenute in questo documento hanno unicamente fine informativo e non vanno considerate come una consulenza di investimento. Le opinioni e le valutazioni contenute in questo documento possono cambiare e riflettono il punto di vista di GAM nell’attuale situazione congiunturale. Non siamo responsabili dell’accuratezza e della completezza delle informazioni contenute nel presente documento. Non si rilascia alcuna garanzia che le previsioni saranno rispettate. Gli strumenti finanziari menzionati sono riportati unicamente a scopo di esempio e non vanno considerati un’offerta diretta, una raccomandazione o un consiglio di investimento. Posizioni e investimenti sono soggetti a variazione. I rendimenti passati non sono indicativi dei risultati attuali o futuri.

Articoli correlati

Il ruolo fondamentale delle materie prime

Danny Dhingra

Cinque tendenze strutturali in Europa

Niall Gallagher

Il ritorno degli AT1 delle banche europee

Romain Miginiac

Opinioni d'investimento